Firenze,
22 marzo 2012
- Al Presidente del Consiglio regionale
e
p. c. - Al Presidente della Giunta regionale
- All’Assessore proponente
- Al Dirigente responsabile
- Al
Segretario generale del Consiglio regionale
- Al Direttore dell’Area di Assistenza legislativa, giuridica
e istituzionale
Proposta di deliberazione n.
191: Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-2015.
favorevole favorevole favorevole contrario
contrario
con
raccomandazioni con condizioni con raccomandazioni
PARERE OBBLIGATORIO
X
________________________________________________________________________________________________
OSSERVAZIONI
FACOLTATIVE
All’unanimità
X A
maggioranza
A
maggioranza con motivazioni contrarie di
una componente istituzionale (art. 12 co. 4 Reg. CdAL) |
NOTE:
Allegato parere |
D’ordine del
Presidente
Cinzia Guerrini
Proposta di deliberazione n. 191: Piano Sanitario e
Sociale Integrato Regionale 2012-2015.
Proponente: Giunta regionale – assessore Daniela
Scaramuccia assessore Salvatore Allocca
IL CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI
Seduta del 21 marzo 2012
Visti
- l’articolo 66 dello Statuto della Regione Toscana;
- la legge regionale 21 marzo 2000, n. 36 (Nuova disciplina del Consiglio delle autonomie locali)
- il regolamento interno del Consiglio regionale;
- il regolamento interno del Consiglio delle autonomie locali;
-
la proposta di deliberazione n.
Premesso che
- il piano sanitario e sociale integrato regionale (PISSR) costituisce lo strumento della programmazione regionale in
materia sanitaria, socio sanitaria e sociale, ai sensi dell’articolo 18 della legge
regionale 40/2005 (Disciplina del servizio sanitario regionale) e dell’articolo
27 della legge regionale 41/2005 (Sistema integrato di interventi e servizi per
la tutela dei diritti di cittadinanza sociale);
- assolve la funzione, prevista dal decreto legislativo 502/1992
(Riordino della disciplina in materia
sanitaria, a norma dell'articolo 1 della L. 23 ottobre 1992, n. 421), di “piano strategico degli
interventi per gli obiettivi di salute e il funzionamento dei servizi per
soddisfare le esigenze specifiche della popolazione regionale, anche in
riferimento agli obiettivi del piano sanitario nazionale”;
- sviluppa le linee di indirizzo delle politiche integrate
socio sanitarie contenute nel programma regionale di sviluppo
2011-2015, comprese quelle in materia di sicurezza e salute del lavoro;
Considerato che il PISSR, sulla base dell’analisi di alcuni fattori del contesto socio-sanitario toscano quali: la longevità della popolazione, la crescente difficoltà degli anziani e del sistema famiglia, la penuria degli alloggi, la presenza di nuove povertà e di stili di vita spesso inappropriati, l’aumento delle malattie croniche, individua come obiettivi generali strategici:
- perseguire la salute come risorsa e non come problema, inserendo in tutte le politiche il concetto di salute non nel senso medicalizzato, ma come ben/essere psico-fisico relazionale;
- mettere al centro del sistema la persona, nella sua complessità;
- aumentare l’equità, combattendo le disuguaglianze nell’accesso ai servizi;
- perseguire sicurezza, efficacia e appropriatezza come valore del sistema;
- semplificare e sburocratizzare l’accesso ai servizi;
e che in relazione a tali obiettivi generali indica obiettivi specifici di carattere trasversale/generale, come sintetizzati nella tabella seguente, che dovranno tradursi in ulteriori obiettivi e proposte attuative ed organizzative:
Obiettivi
Generali |
Obiettivi Specifici |
|
1. Perseguire la
salute come risorsa e non come problema |
1.1 Individuare e
realizzare, con il coinvolgimento di più attori non solo istituzionali, a
cominciare dalla SdS, programmi specifici sugli stili di vita ritenuti
prioritari come il fumo, l’ attività fisica, l’alimentazione, con particolare
riferimento alla piramide alimentare della Toscana, anche attraverso sinergie
interistituzionali. |
|
1.2.
Incentivare
un atteggiamento proattivo del Dipartimento di Prevenzione con funzione di
supporto, accompagnamento e non solo di vigilanza, semplificato e
sburocratizzato |
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|
2.
Mettere al centro del sistema la persona, nella sua complessità |
2.1. Completare lo sviluppo della sanità di iniziativa
superando il concetto di assistenza per singola patologia attivandolo anche
per le problematiche inerenti salute mentale e dipendenze e disagio sociale. |
|
2.2. Proseguire la riorganizzazione della rete
delle cure primarie, garantendone capillarità, visibilità e capacità di presa
in carico, anche attraverso l’innovazione tecnologica, la multidisciplinarità
e l’integrazione con la specialistica ospedaliera |
|
|
2.3. La
multidisciplinarietà come elemento caratterizzante i modelli organizzativi
ospedalieri affermando il principio della integrazione funzionale delle
competenze attorno alla persona |
|
|
2.4. Accompagnare i servizi istituzionali e il
terzo settore al rafforzamento delle capacità d’ascolto delle nuove
vulnerabilità sociali e allo sviluppo di nuove competenze per la gestione di
processi inclusivi e partecipativi con i nuovi soggetti vulnerabili nel campo
sociale e socio-sanitario (Sociale di Iniziativa) |
|
|
2.5. Rafforzare la tutela dei minori attraverso la
promozione dell’affidamento familiare |
|
|
2.6. Organizzare e
diffondere il pronto intervento sociale |
|
|
2.7. Promuovere
la realizzazione di azioni specifiche tese all’emersione dei fenomeni della
violenza di genere e della tratta |
|
|
3. Aumentare l’equità,
combattendo le disuguaglianze nell’accesso ai servizi |
3.1. Aumentare il
coinvolgimento di tutte le energie
presenti nel contesto territoriale al fine di ricomporre relazioni fondamentali e passare dal
concetto di individuo isolato a quello di comunità partecipe |
|
3.2. Intervenire
su una variabilità di sistema presente anche nella nostra Regione, che sta
alla base di una buona parte delle differenze fra i servizi offerti, della
garanzia di acceso, dello stesso livello di qualità e sicurezza garantiti.
|
|
|
3.3 Sviluppare l’edilizia
sociale e diversificare l’offerta di accesso all’alloggio sociale. |
|
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4. Perseguire sicurezza, efficacia e
appropriatezza come valore del sistema |
4.1. Garantire che,
all’interno dei contesti strutturali, ogni intervento ed ogni processo venga
effettuato con i massimi livelli di professionalità, nella maggior sicurezza
possibile, nel rispetto dei criteri di qualità, di appropriatezza e di
accreditamento |
|
4.2. Rivisitare il ruolo
dei moduli assistenziali previsti dalla normativa, con rafforzamento dei percorsi
domiciliari e diurni e dei progetti di autonomia di vita dei cittadini
nell'intero arco di vita superando la visione dei target demografici |
||
4.3. Realizzare una
alleanza che coinvolga le istituzioni, i professionisti, attraverso un uso
appropriato delle risorse, sino ai cittadini stessi nel diritto/dovere di
accedere al sistema non solo come individui, ma come parte di una comunità |
||
4.4. Rimodulare la
produzione delle prestazioni sulla base della valutazione della tipologia e
dei volumi di attività basandosi sui principi di qualità e sicurezza. |
||
5. Semplificare e sburocratizzare l’accesso ai
servizi |
5.1. Ridefinire i punti
di accesso ai servizi, con l’obiettivo della semplificazione dei percorsi di
presa in carico e la riduzione dei tempi di erogazione dell’assistenza |
|
5.2. Confermare la
centralità dell'Area Vasta, all'interno della quale devono essere trovate le
risposte alla maggior parte dei bisogni dei cittadini residenti e alla quale
compete la pianificazione della produzione ospedaliera complessiva e la
gestione dei percorsi integrati interaziendali |
Rilevato che l’obiettivo
prioritario del PISSR per l'ambito sociale è di qualificare e sviluppare il
sistema di welfare toscano con la diffusione più uniforme possibile dei livelli
organizzativo/prestazionali relativi all’accesso, alla valutazione, alla
predisposizione del percorso assistenziale personalizzato e alla presa in
carico attraverso la presenza in tutte le Zone/Società della salute (SdS) del
Punto Unico di Accesso, del Segretariato Sociale e del Pronto intervento
sociale, individuando nei livelli essenziali delle prestazioni di assistenza
sociale (LEP), in assenza di un quadro di riferimento a livello nazionale, lo
strumento per realizzare obiettivi, condivisi con gli enti
locali, di riequilibrio territoriale e di sviluppo del sistema dei servizi
sociali;
Considerato che il PISSR si inserisce in un contesto caratterizzato da una particolare congiuntura della finanza pubblica, da novità relative agli assetti istituzionali ed alle disposizioni in tema di federalismo municipale e che, pertanto, delinea un percorso per lo sviluppo di tutte le sinergie possibili per rafforzare la “governance” tra le istituzioni;
Rilevato, tuttavia, che tale percorso non appare lineare nella designazione dei ruoli svolti dalle istituzioni, per il perdurare, tra l’altro, di una situazione di incertezza per quanto riguarda l’assetto giuridico delle società della salute;
Rilevato, altresì, che risulta necessario realizzare una “governance” del sistema socio-sanitario regionale di area vasta che sappia realmente superare la frammentazione e la sovrapposizione degli interventi e che si debba intervenire per garantire risorse adeguate per il mantenimento dei servizi sociali e dei servizi di emergenza-urgenza e di pronto soccorso degli ospedali nelle aree montane;
Preso atto che il complesso delle risorse attivabili per le
politiche integrate socio sanitarie, nel quadriennio 2012–2015, ammonta ad euro
27.869.479.749,33 per la parte sanitaria e 289.817.005,60 per la parte sociale;
Preso, altresì,
atto che la stesura del piano è stata preceduta da un’articolata “fase di
ascolto” che ha coinvolto tecnici, cittadini, associazioni, amministratori e
degli esiti delle attività di concertazione poste in essere tramite
DELIBERA
di esprimere parere favorevole in merito alla
proposta di deliberazione n. 191 “Piano Sanitario e Sociale Integrato Regionale 2012-
- definire con chiarezza la “governance” del sistema socio-sanitario regionale, il ruolo delle società della salute ed il loro rapporto con le ASL;
- ampliare gli interventi a favore delle politiche di sostegno della domiciliarità;
- garantire un flusso di risorse per i servizi sociali sufficiente a mantenere i servizi stessi nelle zone montane;
- salvaguardare i piccoli ospedali dei territori montani che, avendo compiuto il percorso di accreditamento, presentano i requisiti necessari, garantendo altresì il mantenimento del servizio di emergenza urgenza e del pronto soccorso.