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PARERE OBBLIGATORIO
Premesso quanto segue:
1. Il provvedimento in esame trova i propri
presupposti e fonti di legittimazione nella l. 95/96 (legge regionale sulla
montagna), nella normativa regionale in materia di programmazione (L.R. n..
49/99) nonché nel PRS 2003-2005 e nel DPEF 2004, che prevedono l’adozione di un
Piano (di indirizzo) per le montagne toscane.
Il Piano è il risultato di un processo che ha preso le mosse dalle risultanze del “Libro verde della montagna e dagli obiettivi generali della “Carta delle montagne toscane”, approvata in occasione della Conferenza della montagna toscana del dicembre 2002. Il testo precisa che il parallelo coinvolgimento delle strutture regionali e delle c.montane nella fase di individuazione dei macro obiettivi del Piano ha fatto sì che quest’ultimo sia il risultato di un percorso condiviso.
L’atto si compone di tre parti: una parte analitica,
una parte nella quale sono delineate le strategie di intervento (strutturate in
macroobiettivi e tipologie di azioni), una parte finale (disposizioni
attuative) che individua gli strumenti di intervento e che nel contempo dispone
direttamente in ordine all'uso e alla ripartizione delle risorse.
2. L’analisi
territoriale delle criticità nelle aree montane viene incentrata sulle
seguenti tematiche:
-analisi della qualità della vita e dei servizi: evidenzia che le aree interessate da un costante declino demografico sono quelle che presentano una bassa densità abitativa e allo stesso tempo una percentuale di popolazione in stato di crisi In queste aree la disponibilità dei sevizi primari è molto bassa e le distanze da percorrere per ottenere beni e servizi di prima necessità sono molto più elevate rispetto ad altre aree.
-analisi della
sostenibilità ambientale: emerge che
gli elementi di criticità ambientale della montagna sono rinvenibili nei
residui di attività passate da bonificare, nell’impatto delle grandi opere,
nella presenza di attività intensive, nei rischi di dissesto idrogeologico.
-analisi delle risorse dello sviluppo montano: evidenzia che nelle aree montane lo sviluppo economico non si presenta quasi mai univoco essendo viceversa condizionato dal grado di integrazione (assai differenziato da zona a zona) fra i settori primario, secondario e terziario. In generale, risulta che le aree montane sono rimaste pressoché estranee al processo di industrializzazione leggera tipica dei distretti toscani, con alcuni significative eccezioni rappresentate da talune zone collocate nelle aree più a valle e spesso nella vicinanza delle aree pianeggianti a forte industrializzazione diffusa.
-il
miglioramento della qualità della vita degli abitanti, in termini di sviluppo
della quantità e qualità dei servizi (socio-sanitari, commerciali,
amministrativi pubblici) e in termini di accessibilità (viaria, telematica);
-l’orientamento delle attività economiche nel senso dello sviluppo sostenibile, comprensivo dello sviluppo delle certificazioni dei prodotti tipici;
-la
valorizzazione delle risorse montane, attraverso una serie composita di macroobiettivi
(necessità di garantire condizioni di impiegabilità ai residenti montani,
sostegno alle imprese ubicate in contesti svantaggiati, incentivazione della
piccola manutenzione del territorio eseguita dai coltivatori diretti e delle
pratiche dell’agricoltura anche marginale, consolidamento della vetrina dei
prodotti della montagna toscana, sviluppo della zootecnia e recupero dei
pascoli montani, razionalizzazione della filiera del legno, migliore visibilità
del mercato dei parchi e delle aree protette, sistematizzazione della
sentieristica montana);
-la protezione
della peculiarità dell’ecosistema montano, attraverso la prevenzione del rischio
idrogeologico e del rischio incendi, la tutela della biodiversità e delle
risorse idriche, l’incentivazione dello sviluppo delle energie
rinnovabili;
-il sostegno
alle capacità progettuali delle comunità montane, per sopperire alla
insufficiente dotazione di risorse tecnico/finanziarie e alla insufficiente
integrazione di rete.
-gli strumenti
per l’integrazione delle politiche per la montagna, costituiti da atti
aventi natura pattizia quali i patti territoriali e gli accordi di programma, i
Progetti pilota integrati previsti dal PRS 2003-2005, i Piani di sviluppo
socioeconomico delle c. montane;
-il Programma
annuale
Per l’attuazione del Piano di indirizzo, nell’ambito
della L.R. n. n.95/96, è approvato dalla G.R, col concorso della consulta
regionale della montagna, un programma annuale che individua le risorse
disponibili per l’attuazione delle strategie di Piano, le risorse regionali
integrative della quota del fondo nazionale per la montagna; le azioni a
diretta attuazione regionale e quelle da realizzare prioritariamente attraverso
la ripartizione di risorse regionali a favore delle c. montane.
In particolare. il Programma annuale individua la
quota di risorse destinate al finanziamento di progetti regionali, la quota di
risorse da ripartire (a parametro, sulla base dei criteri individuati
dall’allegato 1) fra le c.montane per il finanziamento dei Piani pluriennali di
sviluppo socioeconomico, le condizioni e procedure di accesso alle predette
risorse, la quota di risorse destinate al finanziamento di specifici progetti
delle comunità montane e le relative condizioni e procedure di accesso, i criteri e le modalità di
erogazione delle risorse.
Il programma annuale comprende una relazione sugli
interventi realizzati nell’anno precedente e determina le modalità di
svolgimento delle attività di valutazione e monitoraggio delle azioni;
-la
istituzione con legge regionale di un fondo di rotazione per lo sviluppo della
progettualità delle c. montane;
-la revisione della legislazione regionale in materia di montagna (in primis della l.r.95/96 e della L.R. n. 82/2000)) dettata da esigenze concomitanti quali l’adeguamento della normativa al nuovo scenario costituzionale, la semplificazione delle procedure, la spendibilità dei nuovi strumenti della programmazione regionale, il potenziamento delle capacità di programmazione e utilizzo delle risorse da parte del livello locale.
I tratti fondamentali di tale processo di revisione vengono identificati nella conferma del ruolo centrale delle c.montane nella programmazione delle politiche di sviluppo attraverso l’adozione dei Piani pluriennali di sviluppo socioeconomico, nella ridefinizione delle linee fondamentali per la disciplina del piano di sviluppo socioeconomico e nella disciplina organica degli interventi di sostegno finanziario a favore di enti e privati operanti nei territori montani;
e) la
definizione della dotazione finanziaria del Piano.
Considerato quanto segue:
In sede di concertazione interistituzionale è stata
raggiunta una intesa in virtù della quale la Giunta regionale si impegnava, ai
fini della definitiva approvazione del provvedimento, a verificare e a tenere
conto di alcune specifiche osservazioni e proposte dell’ UNCEM, con le quali
veniva rappresentata l’esigenza di taluni aggiustamenti che meglio
evidenziassero la centralità delle c.montane nel governo e nel rilancio della
montagna.
Nel merito, gli argomenti sollevati dall’ UNEM
miravano:
-ad evidenziare il ruolo forte delle c.montane nella
programmazione e realizzazione degli interventi e nei compiti di supporto ai
comuni, in coerenza e applicazione del principio di sussidiarietà;
-a sottolineare la necessità di una revisione della
legislazione sulla montagna, (come già prefigurato dallo schema di DPEF 2005);
-a sottolineare la particolare rilevanza delle
gestioni associate di cui alla L.R. n. 40/2001 e il rapporto del tutto speciale
fra piccoli comuni e comunità montane;
-a procedere alla compiuta ricognizione delle risorse
previste dalle varie normative a favore dei territori montani;
-ad individuare risorse regionali aggiuntive al
fondo della montagna;
-a prevedere il ricorso a strumenti di carattere
negoziale, (patti territoriali, accordi di programma) come già avvenuto nel
caso dell’intesa sull’E-goverment;
-ad assicurare i necessari collegamenti fra il Piano
di indirizzo, i piani di salute, le società della salute e il processo di
revisione del sistema sanitario;
-a rendere coerenti gli interventi di carattere formativo
rispetto agli indirizzi della L.R. n. 32/2000 e del relativo piano attuativo;
-a rivedere il “fondo alto” per le imprese munendolo
di una adeguata dote finanziaria;
-ad
introdurre un collegamento tra il fondo di rotazione e la legge sui
piccoli comuni;
-a chiarire i rapporti fra Piano di indirizzo, il
piano straordinario per la difesa del suolo e il piano forestale.
L’UNCEM inoltre sollecitava lo stralcio della parte
relativa ai parametri di ripartizione del fondo della montagna per consentire
gli approfondimenti utili alla individuazione di parametri il più possibile
equi ed omogenei per le montagne toscane.
IL CONSIGLIO
DELLE AUTONOMIE LOCALI
1. esprime un parere favorevole sulla P.d.d.
n.1096;
2. sottolinea, alla luce di quanto precisato in
narrativa, come molte delle osservazioni formulate da UNCEM in sede
concertativa abbiano trovato congrua traduzione nel testo in esame;
3. formula nel contempo le seguenti raccomandazioni:
a) che quegli aspetti di natura
politico/programmatica che sono stati evidenziati in sede di concertazione dal
mondo delle autonomie e di cui non v’è cenno nel testo siano recuperati nello
stesso o comunque abbiano un seguito, garantendo in particolare l’avvio di un
processo di costante armonizzazione e
coordinamento fra il Piano di indirizzo, gli altri piani di settore e in ultima
istanza l’intero sistema della programmazione regionale;
b) che la Regione effettui le opportune verifiche
(avviando a tal fine una fase di consultazione e confronto con le autonomie
locali, e in primo luogo con le c.montane) circa la congruità dei criteri di
riparto delle risorse a parametro
rispetto alle specifiche esigenze dei territori montani.