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IL
CONSIGLIO DELLE AUTONOMIE LOCALI
-la LR 36/2000 recante “Nuova disciplina del
Consiglio delle Autonomie locali”;
-il Regolamento interno del Consiglio regionale;
-il Regolamento interno del Consiglio delle Autonomie
locali;
-la PDD 247 di cui all’oggetto;
-il Regolamento Ce 1698/05;
-la LR 49/99 e successive modifiche ed integrazioni,
con particolare riguardo all’art.5 (Strumenti della programmazione) e
all’art.10 (Piani e programmi regionali);
-che, sotto il profilo istituzionale, il presente
atto possa essere così inquadrato:
>La
riforma dello sviluppo rurale approvata con il Regolamento Ce 1698/05
rappresenta per l’U.E. uno dei principali elementi per rafforzare, a livello
comunitario e dei singoli stati membri, la visibilità e verificabilità
dell’intera politica agricola comune e per agganciare gli obbiettivi di
sviluppo indicati dai vertici di
Lisbona e Goteborg, cioè competitività e rispetto dell’ambiente.
All’interno del nuovo quadro tracciato dal ricordato
Regolamento comunitario sono previsti i tre seguenti livelli di programmazione:
1.
Comunitario,
costituito dallo stesso regolamento e dagli orientamenti strategici comunitari di
cui alla Decisione del Consiglio 2006/144/CE;
2.
Nazionale,
costituito dal Piano strategico nazionale, che ciascun stato membro deve predisporre
ai sensi dell’art.11 del richiamato Regolamento Ce 1698/05 con valenza
temporale 2007-2013 (quello dello Stato è dell’aprile 2006 ed è stato
presentato alla Commissione il 30.4.06);
3.
Regionale,
ai sensi degli artt. 15 e 16 della sopraccitata fonte comunitaria infatti le
regioni predispongono e sottopongono all’approvazione della Commissione europea
i programmi di sviluppo rurale, anch’essi con valenza temporale 2007-2013.
>E’ in
particolare da porre in rilievo come il livello nazionale non abbia in realtà
natura programmatoria (tratto che invece caratterizza il livello regionale al
quale appartiene l’atto oggetto del presente parere), ma strategica e che alla
sua definizione abbiano contribuito tutte le Regioni e le Province autonome,
sulla base di un calendario di lavori approvato il 3 febbraio 2005 dalla
Conferenza Stato Regioni.
>La
Conferenza Stato Regioni istituì anche uno specifico tavolo di concertazione
nazionale e stabilì un percorso, con le seguenti principali scadenze temporali:
I-
trasmissione
alla CE del PSN (piano strategico nazionale) entro il 30 aprile 2006;
II-
trasmissione
alla CE dei programmi di sviluppo rurale delle Regioni entro il 30 giugno 2006
(i PSR possono essere trasmessi alla CE non prima di due mesi dalla
trasmissione del PSN);
III-
approvazione
da parte della CE dei PSR delle Regioni entro il 31 dicembre 2006;
Considerato in
secondo luogo
-che, avuto riguardo ai contenuti del Programma di
sviluppo rurale 2007/2013 di cui alla PDD 247, sia opportuno svolgere la sintetica
ricognizione che segue:
(I) Quadro generale
A determinare la complessità del quadro nel quale s’inserisce il programma, concorrono due principali elementi:
a) la prolungata congiuntura economica negativa che, di fatto, ha colpito anche le zone rurali e il settore agricolo, influenzato anch’esso dalla riduzione dei consumi, dalla competizione mondiale sempre più dura, dall’innalzamento dei costi aziendali e dalla diminuzione dei margini di reddito;
b) l’avvio nel 2005 della riforma della Politica Agricola Comune che ha determinato, già nel primo anno, cambiamenti importanti negli orientamenti degli imprenditori agricoli. Cambiamenti che per ora registrano un sostanziale regresso delle superfici coltivate e della consistenza degli allevamenti.
La corretta impostazione del nuovo programma, non può prescindere dalla valutazione su come e quanto incideranno i due elementi sopra citati.
Se la difficile fase economica e la diminuzione dell’impegno degli imprenditori e delle amministrazioni pubbliche si confermerà nei prossimi anni, ci sarà una richiesta di finanziamenti per investimenti in azienda sicuramente minore, con una conseguente perdita di competitività del sistema agricolo toscano. Se viceversa saranno colti i vantaggi di un aiuto oramai scollegato dal tipo di produzione, con l’impostazione di nuove filiere, innovando e rendendo più competitiva e variata l’agricoltura toscana, il nuovo programma e le risorse finanziarie che renderà disponibili potranno costituire un elemento strategico di rilancio.
La
tematica dello sviluppo locale è presente nella nuova proposta di programmazione
per lo sviluppo rurale, nelle sue diverse accezioni:
-
sviluppo economico:
rafforzamento del tessuto imprenditoriale mediante razionalizzazione ed
innovazione dei processi produttivi;
-
miglioramento della
qualità della vita nelle zone rurali, mediante il rafforzamento dei servizi
alle popolazioni ed interventi strutturali a favore di piccoli centri e
abitazioni sparse;
-
valorizzazione delle
specificità ambientali e culturali delle zone rurali, mediante interventi per
la conservazione, il recupero e la fruizione del patrimonio storico, culturale
ed ambientale;
-
miglioramento delle
condizioni di giovani e donne, mediante servizi dedicati ed iniziative per
promuovere l’occupazione;
In ogni caso è da mettere in rilievo come sia previsto che le relative azioni siano territorializzate e concentrate sui territori effettivamente rurali, individuati secondo parametri oggettivi.
Al fine di garantire la massima coerenza con la programmazione regionale, il PSR tiene conto delle indicazioni contenute negli strumenti di programmazione sovraordinati, con particolare riguardo al Programma regionale di sviluppo 2006/2011.
Gli elementi presenti nel PRS, che presentano maggiore attinenza con la programmazione per lo sviluppo rurale (PSR) sono:
Nella programmazione della nuova fase del sostegno
allo sviluppo rurale, si tiene inoltre conto dei protocolli di intesa per i
Patti per lo Sviluppo Locale (PASL, previsti dalla LR 49/99 in materia di programmazione),
dove un ruolo centrale è stato assunto dalle Province. Essi sono rivolti a
individuare i progetti prioritari, nell’ambito della piena accettazione del
principio di sussidiarietà, partendo dalle esigenze espresse dal territorio.
L’obiettivo generale interno al piano, poterebbe essere così sintetizzato: sostenere la vitalità delle zone rurali.
Nel caso della Toscana non si può infatti parlare di necessità di promuovere lo sviluppo rurale a partire da una condizione di sottosviluppo, dato che mediamente la regione ha raggiunto un livello di sviluppo accettabile, in particolare se confrontato con quello di altre regioni italiane od europee. Come evidenziato dall’analisi territoriale, lo sviluppo economico della Toscana si concentra però in alcune ristrette aree (costa nord e Valdarno), lasciando fuori un territorio pari al 70% dell’intera regione. Ne consegue un rischio di spopolamento e devitalizzazione dei territori rimasti fuori dal nucleo forte della regione, con conseguente aumento degli squilibri territoriali, già percepibili attualmente.
L’obiettivo generale del piano è pertanto quello di sostenere la vitalità delle zone rurali, evitandone lo spopolamento e l’indebolimento ulteriore dovuto ad un declino demografico, culturale ed ambientale altrimenti inevitabile.
All’interno dell’obiettivo generale del PSR toscano, si colgono alcune linee strategiche, che attraversano orizzontalmente tutti gli obiettivi specifici più avanti indicati:
- L’innovazione, con la ricerca di forme innovative che possano promuovere decisi miglioramenti di processo e di prodotto, sia a fini commerciali che ambientali. La ricerca dell’innovazione riguarderà anche i processi di programmazione e gestione, in modo da garantire la massima efficienza ed efficacia nell’impiego dei fondi FEASR.
- La riduzione dei costi energetici e la promozione di energie rinnovabili, con benefici evidenti sui processi produttivi sia per il bilancio ambientale che per quello economico.
- Le pari opportunità, partendo dalla considerazione che un effettivo sviluppo socio economico deve coinvolgere tutta la popolazione, senza distinzioni di genere o di età.
-
Il miglioramento della governance e la mobilitazione
del potenziale di sviluppo endogeno delle zone rurali, in modo da promuovere
dinamiche di sviluppo ben radicate sul territorio e favorire un consolidamento
della capacità programmatica ed amministrativa.
Nel PSR, partendo dall’analisi territoriale e settoriale, in cui sono evidenziati i punti di forza e di debolezza dei territori rurali e dei settori di principale interesse (agricoltura, agroalimentare, selvicoltura, ambiente, attività economiche extraagricole, servizi alla popolazione), si colgono gli obiettivi specifici ritenuti prioritari in relazione all’obiettivo generale e alle linee strategiche orizzontali sopra accennate:
1) favorire l’occupazione e ricambio generazionale nel settore agricolo e
forestale
7) migliorare le potenzialità di sviluppo
endogeno delle zone rurali.
Atteso
-che l’atto in esame è stato trattato nella seduta del
Tavolo di concertazione istituzionale del 5 giugno 2006;
-che
in tale occasione, pur nell’ambito di una valutazione sostanzialmente positiva,
concordemente espressa da tutte le associazioni rappresentative degli enti
locali in merito alla proposta di programma di sviluppo rurale di cui si tratta,
sono emerse alcune specifiche considerazioni delle quali è utile dare conto ed
in particolare:
1) da parte dell’URPT si è posto in evidenza che i territori delle diverse Province
sono caratterizzati da rilevanti diversità, delle quali il Piano dovrebbe
maggiormente tenere conto;
2) da parte dell’ Anci si è osservato che il tema
della “governance”, oggetto di un intenso dibattito nel processo di formazione
del Programma regionale di sviluppo, dovrebbe trovare riscontro, con
sufficiente rilievo, anche nel Programma di sviluppo rurale, conseguentemente
dovrebbero essere ricercate soluzioni di semplificazione e di raccordo nel
rapporto Province, comunità montane e GAL (gruppi di azione locale); si è inoltre
rimarcata la necessità di individuare specifici meccanismi, atti a garantire
un’effettiva concertazione (per esempio introducendo anche una valutazione ex
post rispetto al periodo di programmazione considerato);
3) da parte dell’Uncem è stato in primo luogo
sollevato un problema di carattere generale, circa il raccordo tra Tavolo
istituzionale e Tavolo verde; in secondo luogo è stato richiesto un incremento
di risorse da destinare all’asse 2 (miglioramento dell’ambiente e dello spazio
rurale); infine, con riferimento alla classificazione dei territori rurali,
sono state chieste garanzie perché i 16
comuni montani attualmente presenti, restino nell’ambito di operatività del
programma di sviluppo rurale, anche dopo la nuova classificazione dal medesimo
prevista.
DELIBERA
1)
di
esprimere parere favorevole sulla PDD 247
2)
di
formulare, a titolo collaborativo, la seguente raccomandazione:
-tenere
conto, per quanto possibile, delle specifiche osservazioni delle associazioni
rappresentative degli enti locali, come emerse nel corso della ricordata seduta
del tavolo di concertazione istituzionale, in premessa sinteticamente
richiamata.