P.d.D. n.
624 "Approvazione Piano Integrato
Sociale Regionale anni 2002-2004"
PARERE
OBBLIGATORIO
1. Il Piano Integrato Sociale Regionale anni 2002-2004 individua
gli obiettivi strategici della programmazione regionale e definisce
le azioni che contengono specifici obiettivi e finalità da
assumere nella redazione dei piani di zona come approvati dalle
Conferenze dei Sindaci.
Gli obiettivi strategici generali sono senz'altro condivisi in quanto
orientati ad assicurare l'efficacia degli interventi sui bisogni
dei cittadini e la qualificazione del sistema di offerta nonché
il suo riequilibrio territoriale.
Gli obiettivi di settore riguardano le responsabilità familiari,
i diritti dei minori, l'autonomia delle persone anziane, il sostegno
per le persone con Handicap, il sostegno agli immigrati e il reinserimento
sociale dei soggetti con dipendenze, il contrasto alla povertà,
l'inclusione sociale di soggetti appartenenti alle fasce deboli,
la tutela della salute mentale, l'aiuto ai soggetti sottoposti a
provvedimenti dell'autorità giudiziaria ove si rendano necessari
interventi assistenziali.
2.
La proposta di Piano è presentata in una fase di profonda
trasformazione delle competenze in materia di "servizi sociali",
come derivante dalla riforma del titolo V della Costituzione.
Il sistema dei servizi alle persone si configura oggi quindi come
un sistema fortemente incentrato sulle autonomie locali.
La preannunciata revisione della L.R. 72/97 entro il 2002, se intesa
a rafforzare i principi che l'avevano ispirata coniugandoli con
i contenuti e le novità della L.328/00, assume ad avviso
del CdAL un significato particolare, poiché contestualmente
all'approvazione d un "Testo unico per le politiche sociali"
dovrà essere definito un sistema delle responsabilità
fortemente incentrato sugli Enti Locali, in coerenza con gli orientamenti
già assunti dalla Regione in tema di politiche sanitarie.
3.
Il Consiglio delle Autonomie ritiene che la individuazione dei Livelli
Essenziali di Assistenza (LIVEAS) sia di fondamentale importanza
per assicurare il raggiungimento degli obiettivi del PISR.
Si esprime in questo senso una forte preoccupazione per il ritardo
da parte del Governo nella individuazione dei Livelli Essenziali
di Assistenza e per la incertezza sulle risorse del Fondo nazionale
per le politiche sociali per i prossimi anni.
Il CdAL condivide la scelta di emanare entro il dicembre 2002 una
delibera del Consiglio regionale che individui, in carenza di indicazioni
statali, i criteri regionali per la definizione dei livelli essenziali
di assistenza. In questo ambito dovrà anche essere affrontato
il tema delle risorse disponibili, attesa la necessità che
tali livelli trovino certezza di finanziamenti, anche attraverso
criteri equi di compartecipazione dei cittadini. Il quadro della
spesa corrente in campo socio-assistenziale dei Comuni nell'anno
2000 indica differenze territoriali notevoli, che possono essere
anche motivate da una disomogeneità nella lettura dei dati,
ma che comunque segnalano una marcata differenza territoriale di
spesa pro capite. L'assenza di spesa storica in molte situazioni,
le difficoltà di bilancio dei Comuni, comportano l'esigenza
di una attenta valutazione del quadro complessivo delle risorse
disponibili in una politica di equità territoriale che si
faccia carico anche delle situazione disagiate.
4.
Appare molto debole tutta la parte che riguarda la programmazione
territoriale sia in ordine alle modalità della concertazione
che alle modalità di comunicazione dell'offerta; in particolare
non sono adeguatamente definiti gli indirizzi utili a delineare
le forme di partecipazione degli operatori pubblici, delle organizzazioni
sindacali e delle organizzazioni del terzo settore al processo di
programmazione.
Per dare continuità al percorso intrapreso nella Regione
dovevano inoltre essere richiamate nel PISR, con maggiore determinazione,
le "Società della salute", che sono destinate ad
incidere positivamente, attraverso i piani integrati di salute,
sulla programmazione regionale e locale, determinando il superamento
della fra piani attuativi locali e piani di zona sociali.
5.
Ferma l'esigenza di valorizzare al massimo l'autonomia del territorio,
si rileva che il PISR, per quanto ciò fosse auspicabile,
non detta linee di orientamento finalizzate alla individuazione
di livelli di responsabilità e forme di coordinamento fra
le strutture organizzative presenti sul territorio (come le segreterie
tecniche, il coordinatore sociale, gli uffici USL e degli enti locali).
Inoltre, la distinzione tra programmazione di governo e programmazione
partecipata deve trovare le opportune conferme in tutti i punti
del PISR; pertanto si contesta il fatto che sia prevista la partecipazione
diretta delle IPAB alla programmazione regionale, visto che queste
appartengono alla rete territoriale dei servizi.
6.
Vengono introdotti in modo generico ed estemporaneo, al di fuori
di un contesto di concertazione e di programmazione territoriale,
astratti obiettivi di sviluppo dei servizi, come l'incremento del
10% annuo dei servizi di aiuto alle persone disabili. Occorre viceversa
ancorare gli obiettivi di sviluppo ad una valutazione dello stato
effettivo dei servizi e ad una verifica circa la sostenibilità
della loro evoluzione progressiva.
Appaiono inoltre incongrue talune ipotesi di sviluppo dei servizi
associate a realtà di vasta dimensione (ad esempio lo sviluppo
dei centri diurni e dei centri socio-riabilitativi nelle città
con almeno 50.000 abitanti), quando sarebbe stato più pertinente
fare riferimento ad ambiti distrettuali o zonali.
7.
I progetti per la valutazione e la qualità sociale devono
puntare fondamentalmente alla verifica dei percorsi di qualità
già avviati sul territorio e dei risultati conseguiti; Laddove
sono previsti rinnovati percorsi in materie interessate da procedure
in atto e già consolidate (vedasi l'accreditamento e i buoni
servizio) era opportuno sottolineare come continuino a mantenere
la propria attualità le indicazioni recate dai piani precedenti
e dagli atti emanati negli ultimi anni in materia di servizi sociali
e socio-sanitari.
Si sottolinea inoltre la necessità di rafforzare al massimo
gli interventi finalizzati a sostenere l'inserimento dei Rom e dei
Sinti nel tessuto sociale.
8. Per quanto riguarda gli obiettivi di settore, le risorse assegnate
"a budget", ossia per il finanziamento dei progetti approvati
dai piani di zona, risultano rigidamente vincolate nella misura
dell'80 per cento delle risorse stesse; in sostanza questa quota
è stata ripartita fra i vari obiettivi fissando una soglia
percentuale minima obbligatoria per ciascun obiettivo.
A questo riguardo si chiede di valutare se le disposizioni relative
a questi aspetti contenute nella disciplina nazionale consentano
di introdurre maggiori elementi di flessibilità, tali da
ampliare l'ambito di autonomia decisionale a livello di zona relativamente
alle strategie finanziarie correlate alla specifica dimensione dei
fenomeni presenti sul territorio.
9.
Il piano prefigura l'attuazione di appositi progetti regionali per
il sostegno e la riqualificazione degli operatori domiciliari interessati
da norme concernenti i permessi di soggiorno nonché per la
determinazione di un sistema di provvidenze volte a sostenere la
formazione dei nuclei familiari e la natalità.
Questi progetti, cui è ascrivibile anche il progetto di "Toscana
Sociale" (azioni innovative volte alla realizzazione di buone
pratiche organizzative in settori giudicati dal PISR come prioritari),
sono realizzati mediante forme di partenariato con gli enti locali
e le aziende USL, aperte all'eventuale contributo del terzo settore.
Tale previsione risulta accettabile solo a condizione che le risorse
a ciò destinate abbiano esclusivo carattere aggiuntivo rispetto
alla quota del fondo sanitario (indistinta e a budget) assegnata
ai Comuni e alle zone. In difetto di tale espressa e rigorosa condizione,
questi interventi determinerebbero una compressione delle competenze
locali e pertanto il conseguente carattere negativo del presente
parere.
Si
richiede altresì di precisare che la gestione dei progetti
in questione deve essere comunque attribuita agli enti locali.
Infine
si osserva che il PISR non definisce compiutamente le modalità
di selezione dei progetti lasciando per il momento indefiniti questi
aspetti, con quanto ne consegue in termini di incertezza circa le
effettive possibilità degli enti locali di accedere alla
sperimentazione, ferme restando le competenze regionali.
10.
All'interno del fondo sociale è individuata una quota riservata
alla Regione per le finalità di cui all'art.16, comma 2 della
L.R. 72/97.
I programmi di interesse regionale (PIR) concernono la valutazione
sociale, la qualità sociale, la cittadinanza sociale e i
livelli di assistenza, l'innovazione nella integrazione socio-sanitaria,
le reti di solidarietà e le povertà estreme, nonché
patrocini e partecipazioni a seminari e convegni.
Anche in questo caso le azioni sono destinate a svilupparsi con
il coinvolgimento dei vari attori presenti nel settore sociale(istituti
di ricerca, volontariato, terzo settore, organizzazioni sindacali
e di categoria, Associazioni, Fondazioni, enti locali) senza però
che sia predefinite le forme e le condizioni per l'accesso degli
enti locali all'attuazione dei PIR.
11.
Per quanto riguarda gli indirizzi forniti dal PISR per l'integrazione
tra gli interventi sociali e quelli sanitari, se da un lato sono
opportunamente richiamate le parti del Piano sanitario afferenti
i progetti obiettivo di alta integrazione e l'allegato 3 allo stesso
piano sanitario (relativo ai livelli di assistenza socio-sanitaria),
deve d'altro lato osservarsi che sul piano sostanziale gli indirizzi
formulati sono segnati da un grado accentuato di genericità
e non appaiono in grado di orientare la definizione degli strumenti
e delle risorse destinate a promuovere l'integrazione socio-sanitaria
come stabilita a livello di programmazione locale e di accordi di
programma tra USL ed enti locali (piani integrati di salute).
12.
In termini generali, si evidenzia chiaramente, anche sotto il profilo
della scansione temporale, che la concreta puntualizzazione e disciplina
di assetti essenziali del PISR viene rimessa a momenti futuri, assai
spesso prefigurando l'emanazione da parte della Regione di specifici
atti (normativi, di piano, gestionali, di scelta strategica).
Gli esempi sono innumerevoli (taluni anzi sono già stati
segnalati) e facilmente identificabili in diverse parti del dispositivo
di piano (parte generale e interventi di settore) nonché
negli stessi progetti obiettivo.
La sperimentazione di "innovazioni organizzative" è
prevista entro il giugno 2003; la promozione di nuove soluzioni
per la gestione associata dei servizi è prevista entro il
dicembre 2002; la diffusione delle metodologie e delle esperienze
della "Carta per la cittadinanza sociale" entro il 2004;
l'emanazione di criteri regionali, mediante deliberazione del Consiglio
regionale, intesi alla definizione dei livelli essenziali di assistenza
in carenza di indicazioni statali, è prevista per il dicembre
2002; i percorsi di qualità (quali la sperimentazione dei
buoni servizio basata sul sistema dell'accreditamento e la determinazione
di requisiti e indicatori per l'accreditamento stesso) sono associati
alle annualità 2003-2004; viene inoltre preannunciata l'adozione
di appositi piani di azione per i principali obiettivi di settore.
13.
Risulta evidente che il presente PISR è destinato a trovare
un proprio assetto a regime negli anni successivi al 2002.
Questa annualità di programma, anche in ragione del fatto
che il PISR viene licenziato ad anno ampiamente inoltrato, sconta
il complessivo spostamento del baricentro del PISR verso le successive
annualità e non sembra assolutamente adatta a consentire
la risoluzione del complesso delle questioni aperte che emergono
dal piano, questioni che richiedono senz'altro un ripensamento o,
nel migliore dei casi, una ulteriore specificazione di parti del
PISR.
Per
questi motivi, nell'esprimere sul presente piano un parere favorevole
ma con le condizioni e le osservazioni sopra formulate, si chiede
conclusivamente un impegno politico della giunta regionale a predisporre
nel prossimo anno una revisione profonda del PISR per il periodo
2003-2004, da realizzare attraverso un percorso di confronto e concertazione
con le autonomie locali.
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